Le luci di questa casa
arrossite dall’inverno
sceneggiano altre scuse
con cui trattenerti.
Così ancora rimani,
mentre la cattiva coscienza
indugia beffarda sull’incanto
dei tuoi capelli bagnati.
È proprio una scommessa
il tuo luminoso sorriso,
un rifugio arcano e nebbioso
dove racchiudere paure,
ma è il gioco antico e crudele
del gatto col topo,
e mi consolano oltre misura
le mancate risposte
di cui fingo di stupirmi.
Stasera là fuori
il ticchettio dei passi
specchia il ricordo
di una musica lieve
che mi aiuta a dormire.
Forse hai ragione:
vagheggerò il solito sogno
con un bicchiere tra le mani
e lo sguardo perso
sul topo impaurito.
Roma, 10 settembre 2014
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