venerdì 24 aprile 1981

Me ne andrò
nella penombra della sera
appena ustionata
da mille luci di case.
Il quartiere a quest'ora
propone vita uguale:
grida di bimbi
spruzzi d'allegria
odore d'umili cose.
Questa cieca esistenza
non m'offre che il solito passo
dei giorni smaniosi
e monotoni,
e te che mi chiedi
attese vane
in questa miseria
senza orizzonti.
Via Stadera: le voci
si perdono in macerie
di cuori appagati
e innocenti, e le case
consumano pigre
il loro destino.
Conosco gli angoli bui
di questo mondo di cenci,
di questo duro e confuso
senso d'abbandono
che si rinnova ogni volta
che ritorno a vagare
tra l'erbose pietre
di questa realtà.
Andarsene è fatica ideale.
Mi sembra ora vana
ogni tua resistenza.
Guadagneremo altre vie
sotto l'incerta luna,
e lasceremo tracce di sangue
nella terra ferita.

Napoli, 24 aprile 1981

martedì 14 aprile 1981

Attingo rumore
da un mondo accaldato
di voci
e ancora aspetto
un probabile amore
nel vuoto violento
che atterra speranze.
Strada di casa
nella stagione nuova
offre spine più dure
nelle facce uguali
di gente incerta,
nel bugiardo sfiorire
di corpi stanchi,
maceri frutti
intrisi di luce.
In girotondi di fantasie
vago spirito cieco
attende immenso mare.
Nella stagione feconda
sto vivendo
uno sterile inverno.

Napoli, 14 aprile 1981