venerdì 20 settembre 1996

Piango
sconsideratamente ciò che sei.
Nel dramma quotidiano
(troppa gente d'intorno
ch'io non amo)
sconfino in allucinazioni
di realtà
e in lacrime
troppo complesse
per essere vere.
Tu non sai, tu non vuoi,
né consideri vita
la vita che t'offri.
In ciondoli d'inezia
trasformi il tuo corpo
e fingi d'esserci.
Non più io.
Chè per te ho rubato
me stesso alla storia dell'uomo.
Oggi dirompo
in nuovi effluvi di scopi,
e mesto riduco
la mia carne
al sogno che avrei fatto
se avessi potuto.

Terracina, 20 settembre 1996