sabato 15 novembre 1980

Vivrà sempre in un fuoco
più caldo e segreto
l'amore.
Ma la favola bella
è finita.

Napoli, novembre 1980

domenica 9 novembre 1980

Si consuma
in rimpianti
l'inutile attesa
della tua voce.
E novembre raccoglie
in spazi di cielo
l'umido tempo
che sembra morire
negli occhi,
questi occhi
che non sanno vedere
che faville di stelle
racchiuse in un sacco
che sai.
Vieni con me
dove ride la luna
o dove un mare potente
scioglie le pietre più dure.
Io ti darei
altro azzurro d'aurore
e ti direi, dolcissima,
una lunga storia
d'amore.

Napoli, 9 novembre 1980
E ora m'arrendo
ai dolori di uomo
che sa delle strade
che portano tutte
al niente più strano.
Si rinnova indolore
l'idea del nulla infinito
dove il mondo si placa
senza morire,
e chi resta
brulica in periferie
di cuori deserti,
tra amori incerti e inauditi
e fuliggini di giorni uguali.
Non so pensarmi
in questa monotonia
d'una morte infinita
se il tempo vorrà rubarmi
l'unico bene:
stelle di storie
che maturano negli occhi
di un amore che stringi
più forte.
Passa e va come vento
tra foglie cadute
l'inconscia paura
del mercato d'idee
cui pure m'aggrappo
per non cadere
miseramente
in solchi di terra,
perduto in un gioco
che non voglio giocare.
E in cima ai pensieri
risorge più azzurro
l'amore.
Grida nel grigio di nubi
un cuore impazzito,
ma nella lotta di voci
che confonde il mattino
il tuo ricordo non sfuma.
E non sfuma nel sole morente
un tremito vuoto,
vago sentore di violente ferite
come fruste schioccanti
su pelli sudate.
Ora scendere attraverso le strade
mi sembra passione fremente:
ho il mondo negli occhi,
ma una stella pungente
nel cuore.
A difendere i ruderi
della mia anima
resta un poco di cuore
che mendica, da te che vivi,
una cieca speranza.

Napoli, 9 novembre 1980