mercoledì 17 settembre 1980

Nella sera che dorme
rischiando silenzi più veri
si sgretola piano
la vita.
Se questo buio
appena confuso
da luci randage
fosse gorgo profondo
mi lancerei nell'assurdo
affidandomi solo
all'ingenua vergogna del nulla.
Folleggia d'intorno
un vortice acuto
che mi scoppia la mente,
e vedo danzare
dolori più sciolti,
un'improvvisa certezza
raccolta.
Sembra banale
nell'antico sopore
che consuma la notte
ch'io cerchi un senso
ai miei giorni,
se al soffio del vento
che uccide le forze
poi m'abbandono
a frustranti sconfitte,
a furori gelati,
ad analisi cieche.
Così solo la notte
e l'inverno che avanza
sapranno donarmi
minacce di luci,
ebbrezze violente
di fascini bianchi,
lontani latrati di cani,
notti di poca luna
o dolori afferrati e voluti
perché sembrino umani.
Ma nel mattino dei vivi trionfi
nel respirarti
vorrò vederti albeggiare.

Napoli, 17 settembre 1980

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